Una vera tradizione non è la testimonianza di un passato concluso, ma una forza viva che anima e informa di sé il presente (Ígor Stravinskij)
17.02.2023 Fardella (PZ)
La Lucania, quando impari a conoscerla, si rivela una dolce trappola che non lascia via di scampo: l’aria e dolce alle narici, il cibo gustoso al palato, gli orizzonti preziosi agli occhi. E così, giunti ancora una volta a Fardella, non ci concediamo neanche il tempo di una breve pausa, ma corriamo subito in paese, come in preda ad una stregoneria che ci richiama verso i vari piccoli negozietti a conduzione familiare per comprare un canestrato del Pollino (che poco ha da invidiare a quello ben più famoso di Moliterno), una soppressata e una buona bottiglia di vino. Sono le sei del pomeriggio, siamo in Basilicata da meno di un’ora e stiamo già bevendo e mangiando.
18.02.2023 Teana (PZ)
Alle 8 del mattino, probabilmente ancor prima di aver digerito l’ultima fetta di soppressata della sera prima, siamo già a Teana, in perfetto orario per assistere alla vestizione dell’Urs. Mi mettono in mano un Pass fotografi insieme ad un bicchiere di rosso, pastoso, morbido, gustosissimo. L’andazzo della giornata è già chiaro al primo sorso: oggi si beve, si ride e non si pensa!
Tamburelli e organetti incitano alla danza; le guardie ballano con la sposa, Carnuluvar con il medico, u’ portafurtun con lu’ pezzent, tutti con tutti, bicchiere alla mano e sorriso sulle labbra mentre l’Urs si copre della sua pelle di caprone sotto i flash dei fotografi e lo sguardo attento delle telecamere. Dopo un’oretta ci spostiamo un pò più in là, in una piazzetta dove è appena arrivato un pulmino da cui scendono strisce di stoffa colorate, campanacci e maschere pronte ad abbigliare i ragazzi di Montescaglioso.
La Quaremma è la prima ad essere pronta, con in braccio il suo Carnevalicchio. Il frastuono dei campanacci è assordante mentre la Parca fa roteare u’ fus.
Quando i vari gruppi cominciano a muoversi, ci spostiamo verso la piazza. Incontriamo u’ portafurtun col suo mantello nero, la maschera di pelle e una gabbietta sormontata da due corna di caprone, fatta con rami di salice intrecciato a fili di metallo con dentro una colomba.
In uno dei due cestini di fianco alla gabbietta, lascio cadere una moneta e dall’altro pesco un bigliettino. Leggo scritta la mia fortuna, un proverbio antico scritto in dialetto che recita: “Mazz e panell, fa i figghj bell” (Mazzate e pane fanno i figli educati). Mi scappa un sorriso, ci penso… ma poi mi ricordo che oggi si ride e si beve, oggi non si pensa!
E arriva subito l’Urs a ricordarmelo. Le guardie fanno fatica a trattenerlo mentre mi si scaglia addosso. Se non sapessi che è solo uno scherzo di carnevale, fuggirei via terrorizzata! Selvaggio mi minaccia con “u munnul” (un bastone con uno straccio che veniva usato dalle donne per stemperare il forno e purificarlo dalla cenere) bagnato dell’acqua delle fontanelle, come a volermi purificare. Una volta arrivati tutti nella piazza centrale del paese, cominciano ad essere serviti i primi piatti della tradizione. Si ride e si beve, si canta e si balla, ancora e ancora… si ride, si beve, si canta, si balla e si mangia! Finalmente!
La focaccia zafaran e gov (pane farcito con uova e peperoni) è una prelibatezza capace di saziarci e di dare il La al prossimo bicchiere di vino e al prossimo ballo. E la festa continua ancora, con il Carnuluvar che si sente male e sviene, u’ miedc subito pronto a salvargli la vita con una flebo di Aglianico rosso. E poi ancora per le vie del paese e per le cantine, fino al tramonto, fino al processo. Sul piccolo palco allestito in piazza Chianuro siedono il giudice, l’avvocato d’accusa (che per l’occasione è interpretato dal sindaco di Teana), l’avvocato di difesa, il prete, la guardia, l’imputato Carnuluvar e sua moglie la Quaremm. Le arringhe sono esilaranti.
Il povero grasso imputato è accusato di aver ucciso conigli, di aver sabotato l’illuminazione pubblica del paese, di aver parcheggiato selvaggiamente in piazza Chianuro, di aver sottratto finanze pubbliche per l’acquisto di vino e salsicce e non solo. Sarcasticamente tutta la popolazione viene toccata da tali accuse, che l’avvocato di difesa cercherà invano di far cadere per scagionare il poveretto e, idealmente, la cittadinanza tutta, portando esempi riferiti ai fatti avvenuti durante l’anno trascorso nella comunità teanese. Il vociare della folla diventa spesso imperante e il giudice dovrà più volte battere la “Cioccola” (un bastone) sul tavolo per zittire la gente. Dopo più di un’ora di processo, Carnuluvar viene condannato a morte e fucilato seduta stante in pubblica piazza.
Si va tutti in largo municipio a mangiare un piatto di Maccarun cà millic (maccheroni con la mollica) e a bere l’ennesimo bicchiere di vino. La notte comincia a farsi gelida e il vento secco taglia la pelle. Sulle note delle tarantelle lucane dei Salicreta, siamo stanchi ma felici e, soprattutto, sollevati dal fatto che a guidare fino al camper sarà Gennarino (il gestore dell’area sosta di Fardella) che ormai sembra esser rimasto l’ultimo essere umano sobrio di tutto il paese.
(Area sosta camper con servizi di carico e scarico, acqua potabile, bagni, docce ed elettricità. Corso Vittorio Emanuele a Fardella. Prezzo a notte 8€)
19-21.02.2023 Montescaglioso (MT)
Ad un’ora e mezza di strada da Teana, troviamo il giusto compromesso fra il carnevale antropologico che tanto piace a noi e quello tradizionale fatto di carri, coriandoli e musica a tutto volume, quasi fisiologico bisogno per i bambini. Asia ed Enea scalpitano, quindi si va. La domenica è interamente dedicata a loro: una sfilata di carri allegorici di mattina e una di pomeriggio che quasi si fondono e creano un unico corteo festante che non si ferma se non a tardissima sera.
E’ quasi mezzanotte e stiamo ancora tentando di “decoriandolizzare” Odisseo mentre canticchiamo una samba brasiliana e ci rallegriamo del fatto che i nostri bambini si siano divertiti davvero tanto durante tutta la giornata. Esausti, crolliamo in attesa di ricaricare le forze in attesa di domani pomeriggio e martedì mattina, quando torneranno le maschere della tradizione lucana a farci vivere la Basilicata più autentica e meno eccessiva. Al mattino seguente sembriamo degli zombie che si aggirano in cerca di non si sa ben cosa, tra schiere di operatori ecologici che sembra abbiano dichiarato guerra ai coriandoli e alle stelle filanti armati di scope, palette e grossi secchi.
Trasciniamo i bambini nel centro storico alla scoperta delle bellezze, delle tradizioni e delle usanze di questa comunità. Cerchiamo di prepararci al meglio alla serata che ci attende raccontando loro l’usanza del corteo nuziale che a breve avrà luogo fra queste strade: u’ zit’ e a zit’ sfileranno seguiti dal loro corteo e balleranno accompagnati dal suonatore di fisarmonica in un allegro rito che allegoricamente vuole propiziare alla fertilità della terra.
Entriamo nell’Abbazia Benedettina di San Michele Arcangelo, il più importante monumento di Montescaglioso e uno dei più significativi dell’intera Basilicata. All’interno delle sue innumerevoli sale, tra i tanti preziosi reperti storici e archeologici, saltano subito all’occhio alcuni costumi, modellini in cartapesta e immagini che rappresentano le tradizioni carnevalesche lucane. C’è la maschera cornuta di Aliano, il Romito di Satriano, il Domino di Lavello… e poi troviamo il Cucibocca, ennesima bizzarrìa che attrae fin da subito la nostra attenzione. Non siamo ancora andati via da Montescaglioso e già programmiamo di tornarci in occasione del 5 gennaio, notte in cui misteriose figure si aggirano per i vicoli del centro con in mano un lungo ago per cucire la bocca a tutti i bambini che spaventati si rifugiano fra le braccia dei loro genitori: un rito di iniziazione alla paura che segna giusto l’inizio del carnevale e la fine delle libagioni natalizie. Oggi vediamo solo il costume del cucibocca, immobile all’angolo della grande sala: il mantello nero, la folta barba di canapa, gli occhiali ricavati da bucce di arance, il disco da frantoio usato come copricapo e la catena spezzata che gli verrà legata al piede.
Al tramonto torniamo verso la piazza, giusto in tempo per l’arrivo dei due “fidanzati” che, alla presenza del finto sindaco accompagnato dalla moglie e di tutto il corteo nuziale, si sposano tra le urla festanti dei presenti. Oggi è tutto allegro e tutto molto particolare: gli uomini son vestiti da donna e le donne da uomo, tamburelli e organetti invitano alla danza, l’intera comunità sembra completamente immersa nella rappresentazione di questa quanto mai realistica farsa. Prima di rientrare, ormai a sera inoltrata, ci intrufoliamo nella sede dell’associazione in cui diversi volontari stanno lavorando alla preparazione della sala del commiato al carnevale e ai costumi per la chiusura della festa che si terrà domani.
Purtroppo non potremo partecipare al funerale di Carnevalone (dovremo rientrare a casa in tempo per il ritorno a scuola dei bambini), ma i ragazzi ci regalano comunque una splendida anteprima, lasciandoci avvicinare alla bara in cui giace già il grasso fantoccio barbuto con tanto di vistosa erezione da rigor mortis. Quest’immagine ci farà sorridere almeno fino a domattina!
Martedì grasso il frastuono dei campanacci ci butta giù dal letto ad un’ora improponibile. Alle sette del mattino stiamo già assistendo alla vestizione di uno dei tanti gruppi mascherati. Mi invitano a coprirmi di carta e ad andare con loro a suonare ad ogni campanello e a chiedere “Na cos’ u’ Cuarnevalon”. Sanno essere addirittura più insistenti di un esattore delle tasse in questa allegra questua che si svolge nelle vie del paese!
Dopo pochi minuti la bisaccia dell’asino che accompagna l’allegra comitiva è già colma di bottiglie di vino e pacchi di pasta. Uno dei questuanti con un lungo tubo di plastica sormontato da un vaso raccoglie le offerte dai balconi dei piani alti delle case.
Al corteo partecipano proprio tutti, dai nonni ai nipoti, in un fruscio di striscioline di pagine di giornale che via via si strappano dai vestiti e vanno a coprire l’asfalto già cosparso dei coriandoli lanciati nei giorni scorsi. All’ora di pranzo, tutti i gruppi si ritrovano in piazza e per noi giunge purtroppo l’ora di salutare i preziosi nuovi amici e tornare a casa. Ci siamo regalati un altro entusiasmante assaggio di Lucania, un ennesimo momento preziosissimo e indimenticabile.
(Parcheggio senza servizi per camper messo a disposizione per l’occasione dal comune di Montescaglioso -MT – c/o palauditorium Karol Wojtyla in via Vincenzo Bubbico)
Un caffè a Montescaglioso durante il Carnevale!
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