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Un viaggiare lento, consapevole, immersi nella natura tra Abruzzo e Molise, nel cuore verde dell’Italia centrale. Nei circa 60 chilometri ora mappati del Cammino di San Francesco Caracciolo, aperto nel giorno della festa del Santo, è la natura la vera protagonista e noi umani semplici osservatori.
Il punto di partenza segnalato, a Fara San Martino, si trova nel cuore della Riserva Naturale Orientata Fara San Martino Palombaro, inclusa nel Parco Nazionale della Majella: qui dominano le Gole di San Martino, aperte secondo la leggenda, con le braccia dall’omonimo Santo cui, poco distante, fu dedicato dai monaci Benedettini un monastero nel VII secolo. In realtà, a creare le gole è stata nel tempo la forza erosiva dell’impetuoso Torrente Verde, che aprì nella roccia un vallone lungo ben 14 km e con un dislivello di 2.400 metri. Dal basso verso l’alto, notevoli sono le formazioni vegetali: da leccio, corbezzolo e terebinto, al pino nero laricio, con esemplari pluricentenari, vaste faggete (come quella di Valle di Macchia Lunga) ed estese formazioni di pino mugo… l’ambiente ideale di aquila reale, falco pellegrino, lanario, picchio muraiolo, crociere e coturnice, simbolo della Riserva. Altrettanto ricca la fauna di zona, frequentata dall’orso bruno marsicano, dal lupo appenninico, dal capriolo e dal cervo. Durante l’escursione si possono incontrare numerose grotte, sulle tracce dei briganti che in molte di esse trovarono rifugio; altre invece, furono utilizzate nell’antichità come luogo di culto.
Il Cammino prosegue attraverso Montelapiano, il terrazzo d’Abruzzo (consigliata una sosta gourmet al Ristorante Il Borgo Nero, che propone una cucina d’altissima qualità improntata sulla tradizione), Villa Santa Maria, città natale di San Francesco Caracciolo, Roio del Sangro, borgo dall’aria salubre. È a questo punto che si consiglia una deviazione dal percorso per giungere a Borrello e non perdere le Cascate del Verde, le più alte dell’Appennino, incluse all’interno dell’omonima Riserva Naturale e Regionale e OASI WWF, alte 200 metri e articolate in 3 salti. Si trovano in un ampio canyon, le cui pareti rocciose sono coperte da una fitta vegetazione mediterranea. Nei boschi circostanti vivono e si mimetizzano rari mammiferi come la puzzola ed il gatto selvatico. Diverse e di vari livelli le proposte escursionistiche per visitare la Riserva all’ombra di aceri, lecci, roverelle ed abeti bianchi (maggiori info: http://www.cascatedelverde.it/cascatedelverde/it/percorsi-escursionistici.html)
Il tratto da Roio del Sangro e Rosello è caratterizzato dall’Abetina di Rosello, che ne prende il nome, (http://www.abetinadirosello.it/) è una Riserva Naturale Regionale, che custodisce uno splendido bosco monumentale con giganteschi abeti bianchi, tra cui l’albero più alto d’Italia (54 m), con una straordinaria biodiversità e bellezza paesaggistica. L’abete bianco era un tempo diffusissimo sull’intero Appennino Centrale ed oggi localizzato in pochissimi settori di Abruzzo e Molise.
Un’attenta gestione dell’area ha permesso la sopravvivenza di alcuni antichi e maestosi abeti, osservabili percorrendo l’itinerario “natura” che attraversa il bosco, da Fonte Volpona fino a Colle Tasso, discendendo al Torrente Turcano e tagliando l’Arboreto dell’Abetina, ed è qui che si incontrano gli abeti più imponenti.
All’ingresso dell’Abetina di Rosello è possibile pernottare alla Casa del Pastore, una piccola struttura accogliente immersa nel verde.
Il Cammino si chiude ad Agnone, capitale dell’Alto Molise e cuore del percorso: qui infatti, morì il Santo a cui si ispira questo primo tratto di percorso. La cittadina, che si fregia della Bandiera Arancione, è di grande interesse per gli aspetti storici ed enogastronomici che la caratterizzano. Agnone, che vale un’approfondita visita, ha dintorni d’interesse naturalistico, in particolare in prossimità del torrente Verrino prima che esso giunga al ponte di Agnone, presso il quale il fiume perde il carattere torrentizio. Il primo tratto del torrente è quello maggiormente interessante da un punto di vista paesaggistico, poiché l’acqua fluisce lungo tratti molto impervi, facendo salti su imponenti dirupi e formando delle cascate particolarmente suggestive proprio in prossimità della cittadina.