A Piana degli Albanesi (PA) ancora oggi l’Epifania viene celebrata secondo il Rito greco ortodosso e la festa ha il suo momento di pathos con il rito della benedizione delle acque che si esegue alla fontana dei “Tre Cannoli“, dopo la celebrazione in cattedrale della liturgia eucaristica.
Dopo una processione con le ragazze vestite nei meravigliosi costumi tradizionali, i celebranti si recano nella piazza principale del paese, decorata per l’occasione e con il canto “Në Jordan” viene rievocata la discesa dello Spirito Santo nel Giordano il giorno del battesimo di Cristo.
L’Eparca immerge nell’acqua della fontana per tre volte una croce, mentre un concelebrante regge il candelabro a tre ceri (il tricherio). Alla fine della cerimonia, è molto suggestiva la simbolica discesa di una colomba bianca dal tetto dell’antistante chiesa della Santissima Maria Odigitrìa, attraverso un filo che la guida proprio alla fontana. Dopo avere liberato l’uccello, il sacerdote benedice la folla aspergendola con un mazzo di ruta intinta nell’acqua benedetta.
Alla fine della cerimonia vengono distribuite ai fedeli le arance benedette, simbolo della rinascita dopo il freddo della stagione invernale.
Piana degli Albanesi, Hora e Arbëreshëvet in lingua arbëreshe è il centro più importante e noto della cultura albanese in Sicilia, già a partire dal XV secolo, quando, in seguito all’invasione della penisola balcanica da parte dei Turchi, numerosi gruppi di profughi albanesi cercarono rifugio nelle vicine coste dell’Italia meridionale, dove si stabilirono fondando un cospicuo numero di nuovi insediamenti rurali.
L’Epifania del paese siciliano non è solamente interessante dal punto di vista religioso, ma possiede anche un valore storico ed etnologico non indifferente. Le tradizioni sono ancora molto radicate, in particolar modo nelle feste religiose, che ancora seguono il calendario bizantino. Altrettanto radicata è la lingua madre che fa parte del gruppo dialettale che si parla nel sud dell’Albania e che si esplica nella sua letteratura e nel suo teatro.
A cura di Roberto Serassio