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Viaggio in Catalunya – quarta e ultima parte

da Redazione
186 letture Sitges - foto Werner Lang

A cura di Roberto Serassio

Questo quarto itinerario ha una lunghezza di circa 500 chilometri e si sviluppa a cavallo delle province di Barcellona e di Tarragona e costituisce anche l’ultimo itinerario in terra catalana.

Sitges si trova a 40 chilometri da Barcellona ed è una splendida meta per tutti coloro che, oltre al mare, desiderano trovare una ricca offerta culturale, un’atmosfera particolare e, perché no, una buona proposta gastronomica.
Il modo migliore per visitare questa cittadina di meno di 30.000 abitanti è di perdersi nelle sue strade, strette vie pedonali decorate con piastrelle in ceramica, che si snodano tra palazzi modernisti e caratteristiche casette ricche di fiori sui balconi.
Ed è proprio percorrendo le stradine del centro storico che ci si immerge nella vera anima di Sitges. Le calles d’en Bosc, de la Davallada e di Sant Joan ospitano numerosi edifici modernisti costruiti da emigranti locali che fecero fortuna nelle Americhe e offrono un piacevole contrasto con le antiche mura medievali e le case dei pescatori.

La prima visita la effettuiamo alla parrocchia di Sant Bartolomeu i Santa Tecla che sorge su di una piccola collina con vista sul lungomare e sul Mediterraneo e raggiungibile con le scalinate de las Punta. La chiesa, edificata nel XVII secolo in stile barocco, è una delle immagini più iconiche della città e ospita al proprio interno diversi retabli rinascimentali e due sepolcri gotici.
Il Palau Maricel, costruito tra il 1913 ed il 1916 sopra una preesistente casa di pescatori e un ospedale, è posto su ambo i lati della Calle de Fonollar ed è un altro monumento che non si può non visitare.
L’opera, di stile novecentista voluta dal milionario statunitense Charles Deering, presenta elementi architettonici tipici di diverse località della Spagna e delle facciate su cui predominano il bianco e l’azzurro. E’ inutile quindi dire che sia imprescindibile una visita all’interno per ammirare le sale moderniste come il Salò d’Or, il Salò Blau, la Sala Capella e la Sala Vaixells oppure le terrazze ed il chiostro dal quale si ha una vista stupenda.

Percorrendo il Correlò de la Rectoria, si arriva nella Plaza del Ayuntamiento, uno dei luoghi cittadini più interessanti. Su questa piazza, circondata da rimarchevoli edifici dalla bianca facciata, si trovano il gotico municipio ed il museo Bacardì, situato nella struttura del Mercat Vell. Qui si potrà conoscere la storia di Sitges, di coloro che fecero fortuna nelle Americhe e della famiglia Bacardì e del processo di produzione del rum che porta il suo nome.
Facunda Bacardì, il fondatore del famoso marchio, nacque appunto nella cittadina catalana e fu uno di quelli che ebbe successo in Cuba e quindi un orgoglio per Sitges.
Scendendo per la commerciale Calle Mayor, non si può fare a meno di trovarsi nella Plaza del Cap de la Vila, un altro degli angoli imprescindibili del centro storico. Al numero due si trova la casa di Bartomeu Carbonell, uno degli edifici più rappresentativi tra quelli costruiti da coloro che ritornarono benestanti dalle Americhe e sul quale risaltano i balconi modernisti e la torre dell’orologio dalla forma insolita.
Un altro museo di Sitges che vale la pena di visitare è quello di Cau Ferrat, situato nella casa che fu di Santiago Rusiñol, uno degli artisti più famosi del modernismo catalano. Al suo interno sono ospitate collezioni di sculture, ferro forgiato, vetro e dipinti, tra cui alcuni quadri di El Greco e di Picasso.

Il Paseo Marìtimo si snoda per 2,5 chilometri tra la parrocchia di Sant Bartomeu e i giardini di Terramar. Su di esso si affacciano costruzioni moderniste ed è la sede per le attività ludiche, sportive, commerciali o solamente di aggregazione dei locali.
Los Jardines de Terramar è un polmone di verde situato tra il mare ed un campo da golf ed è il luogo perfetto per un pic nic o per una passeggiata nella natura.
Sitges è anche mare e nella bella stagione le spiagge cittadine sono sempre affollate. Tra le più rimarchevoli si segnalano Playa Balmins, Playa de Sant Sebastiá, Playa de la Ribera, Playa de la Barra e Playa d’Aiguadolç.
Percorrendo la strada che porta a Montblanc, è doveroso effettuare una piccola deviazione per andare a visitare il Real Monasterio de Santes Creus, uno degli esempi più rappresentativi dell’architettura cistercense. Costruito a partire dal XII secolo sotto il patrocinio della famiglia Montcada i Cervelló e del conte Ramon Berenguer IV, subì negli anni diversi ampliamenti. A volerlo in quel sito furono i monaci provenienti dal monastero occitano della Gran Selva che reputarono le rive del fiume Gaià il luogo ideale per la sua edificazione. Fino al 1835 fu il centro di una delle più estese ed influenti signorie monastiche della Corona d’Aragona.
La pianta del monastero segue il modello stabilito da San Bernardo con lo scopo di ottimizzare gli spazi secondo le esigenze della comunità monastica., tuttavia, il gotico prese ben presto il sopravvento ed il suo splendore ha caratterizzato il chiostro trecentesco, estremamente rimarchevole per qualità artistica dei capitelli.
Il momento di maggior splendore di Santes Creus si ebbe nei secoli XIII e XIV grazie al favore della casata reale ed infatti i re Pere el Gran e Jaume II el Justo e sua moglie Blanca de Anjou lo scelsero come pantheon e ne furono attivi protettori e mecenati. Le loro spoglie riposano nella chiesa in due monumenti funerari, considerati opere principali del primo gotico catalano e gli unici giunti fino a noi intatti.
La facciata della chiesa, coronata da merli, è romanica e presenta una spettacolare finestra gotica. Ha pianta a croce latina, con tre navate e cinque cappelle.

Montblanc

Montblanc è una cittadina situata nella provincia di Tarragona è famosa per il suo complesso medievale estremamente interessante, la sua cinta muraria è tra le meglio conservate della Catalunya ed il centro storico classificato Bene di Interesse Culturale.
Il modo migliore per scoprire la cittadina è di lasciare il veicolo nel parcheggio e iniziare il percorso di visita dal Pont Vell. Costruito nel XII secolo, attraversa il rio Francolì con quattro arcate e contrafforti in conci ed è ornato da immagini scolpite nella pietra provenienti dalla chiesa di Santa Maria. Nel corso dei secoli è stato restaurato più volte a causa delle inondazioni del fiume.

La cinta muraria, di cui abbiamo dato un accenno in premessa, è lunga 1.700 metri ed ha un’altezza media di sei metri e queste dimensioni la rendono la più grande della regione catalana. La muraglia è sormontata da merli e rinforzata da venticinque torri alte circa 16 metri tra cui spiccano la Torre dei Cinque Angoli, la Torre-Portale del Bové e la Torre di Sant Jordi, oltre a 5 portali.
Entrando in città dal Portal de Santo Antoni, si accede al Carrer Mayor che attraversa tutto il centro storico con un susseguirsi di case tipiche, negozi, bar, gallerie d’arte e deliziose pasticcerie come Confitería Andreu e La Viñas, dove si possono gustare alcuni prodotti della pasticceria locale.
Dal Carrer Mayor si può infine scendere lungo la graziosa Calle de la Plebania per vedere l’antica Chiesa di Santa Tecla.
Mentre si è ancora nel Carrer Mayor non deve sfuggire la magnifica chiesa di Sant Miquel del XIII secolo. E’ un monumento imprescindibile per il suo soffitto gotico a cassettoni in legno policromo decorato con diversi motivi.

Il Carrer Mayor termina alla Puerta de San Francisco, difesa da una torre che proteggeva l’entrata in città del Camino Real de Tarragona. Ed è proprio su questo Camino che è posto il Convento di Sant Francesc de Montblanc. Costruito tra il XIII e il XIV secolo, questo tempio, dichiarato monumento storico, conserva ancora una pregevole chiesa gotica a navata unica.
La Calle dels Jueus, Via degli Ebrei, è l’ultimo ricordo della ricca comunità ebraica che dimorò in Montblanc sino al XV secolo, quando dovette abbandonare la Spagna in seguito alle persecuzioni della Santa Inquisizione. Molto caratteristica, è attraversata da un arco di pietra.

Nella Plazoleta de Santa Maria è situata la chiesa che porta lo stesso nome della piazza. E’ un edificio gotico del XIV secolo, ma presenta una spettacolare facciata barocca, frutto di rimaneggiamenti posteriori. L’interno ospita scene dell’Antico Testamento e tesori, come l’immagine lignea della Vergine del Cor, la pala d’altare di Sant Bernat e Sant Bernabé e l’organo barocco, uno dei migliori della scuola barocca catalana.
La Plaça Major è il centro nevralgico di Montblanc, è porticata con archi a mezzo piano e ospita alcuni degli edifici più importanti di Montblanc, come la Casa de la Vila (Municipio), la casa Desclergue, la casa Cartanyà o can Malet.
Passeggiando lungo le mura, magari perdendo qualche minuto ad ammirare la bellissima Torre-Portal de Sant Jordi, dove si può leggere la famosa leggenda di Sant Jordi e del drago, si raggiunge il Museo del Pessebre de Catalunya (il Museo del Presepe), per molti la cosa più interessante da vedere in Montblanc. In questo curioso edificio dalla facciata decorata con varie figure in ferro battuto, si trovano più di 18.000 sculture di presepi, alcune realizzate dai migliori scultori internazionali.
Prima di lasciare la città, consigliamo di salire al Pla de Santa Bàrbara, dove si trovano i resti di un antico villaggio iberico e dove si trovava anche il castello di Montblanc. Da questa collinetta si ha una vista strepitosa sulla Chiesa di Santa María, sulla città e sull’intero ambiente circostante.

Monastero di Poblet

Solamente una decina di chilometri separano Montblanc dal Monastero di Santa Maria di Poblet, uno dei più importanti complessi monastici d’Europa. Si tratta di un monastero cistercense il cui nucleo originario risale al XII secolo, ma la costruzione di nuovi edifici e strutture ebbe termine solo nel XVIII secolo, ragion per cui l’insieme costituisce, dal punto di vista architettonico, un interessante commistione di stili eterogenei. Molti sono gli esempi che evidenziano i vari rimaneggiamenti, il più classico è quello dei campanili: romanico l’originario, gotico il successivo, rinascimentale il terzo e barocco il quarto.
La chiesa, progettata nel 1166, è in stile romanico a pianta basilicale con tre navate di cui le due laterali sono molto più strette di quella centrale. La navata nord, quella che dà sul chiostro, è romanica con volta a vela, quella centrale è anch’essa romanica, ma con volta a botte ogivale e quella meridionale è gotica in quanto ricostruita nel 1330, epoca in cui vennero pure edificate le sette cappelle e la grande cupola gotica ottagonale.
La pala d’altare rinascimentale è un’opera in alabastro dello scultore Damian Forment che la realizzò tra il 1527-1529. Si tratta di un componimento realizzato in stile romano, con disegno architettonico rinascimentale a grottesche.
La sagrestia originaria è del XII secolo ed è stata realizzata in pietra bugnata con volta a botte ogivale. La sagrestia nuova è stata eretta tra il 1732 ed il 1736 all’estremità meridionale del transetto ed è coperta da un’ampia cupola con lanterna.
Il chiostro si trova a ridosso della parete nord della chiesa con la quale comunica attraverso una porta romanica. Fu realizzato in fasi successive, anche sostituendo ambienti precedenti, come nel caso della sala capitolare. La sua collocazione a nord della chiesa, pur non essendo fuori norma, non è delle più comuni in quanto solitamente sono collocate a ridosso della parete sud del tempio. La sala capitolare è di notevoli proporzioni, coperta da una magnifica volta a vela Il refettorio è utilizzato dai monaci mentre la cucina (restaurata e arredata) è un luogo visitabile e serve da esempio per vedere e conoscere come erano questi ambienti cistercensi. Nel patio e davanti al refettorio si può vedere il tempietto del catino, la cui architettura è già del XIV secolo, con archi belli e proporzionati.
Il chiostro di San Esteban o infermeria, si trova all’interno del recinto monastico, all’estremità orientale. È di pianta quasi regolare e presenta sui lati corti arcate semicircolari e su quelli lunghi pilastri privi di capitello. La decorazione è molto semplice ed è a motivi vegetali. La data precisa della sua costruzione non è conosciuta, ma si sa che esisteva già nel 1228, sebbene sia stato ricostruito nel XV secolo.
Il palazzo di re Martino l’Umano si trova all’interno del terzo recinto ed occupa i piani superiori dell’atrio dei torchi. E’ considerato uno dei gioielli dell’arte gotica catalana e fu costruito, a partire dal 1397 dal re di cui porta il nome. Tuttavia rimase incompiuto fino al 1966, quando furono finalmente ripresi i lavori ed oggi ospita il museo del monastero.
Come quello di Santes Creus, anche il monastero di Poblet serve da pantheon ai reali di Aragona. Ciò avvenne nel 1340, quando Pietro IV il Cerimonioso, assieme all’abate Copons decise di realizzare il desiderio di Alfonso II di trasformare il complesso in pantheon reale. Sia nel chiostro che nella chiesa si trovano una serie di sepolture di reali, nobili, magnati e abati. Oggi il monastero ospita una comunità di Benedettini che svolgono la loro clausura al più interno dei tre recinti che compongono la struttura.

Prades

Prades è una bella cittadina che dal monastero di Poblet si raggiunge con la strada T – 700. E’ anche conosciuta come la Villa Vermella in virtù del colore rossastro delle pietre usate per la costruzione delle sue case. E’ situata ad un’altitudine di mille metri ed è una delle località più fredde della Catalunya: in inverno le temperature scendono sotto lo zero.
A dare il benvenuto ai visitatori è la Cruz de Término, una croce in pietra del XIII secolo posta proprio di fronte all’arco che costituisce l’ingresso principale al centro storico. Varcando l’arco ed oltrepassando la cosiddetta falsa porta posta sul lato sinistro della chiesa, si giunge nella Plaça Major, una bella piazza porticata che funge da centro nevralgico della cittadina. La piazza, che è dominata dalla chiesa di Santa Maria e dalla Font de Prades, si anima particolarmente in estate, quando gli abitanti locali ed i turisti affollano i numerosi locali pubblici che la circondano.

La costruzione della chiesa di Santa Maria risale al XII secolo, tuttavia è passata attraverso successive fasi di costruzione ed ampliamenti, per cui ciò che vediamo oggi è una commistione di stili che vanno dal gotico al rinascimentale, con qualche accenno di romanico e di barocco. La Font de Prades, di cui esiste una copia nel Pueblo Español di Barcellona, è stata costruita tra il XV ed il XVI secolo ed è molto amata dagli abitanti di Prades, non perché costituisca un monumento di particolare prestigio, semplicemente, durante la Festa del Cava, il Cava è un vino frizzante di gusto particolare, esso scorreva incessantemente al posto dell’acqua e, per una modica somma, gli abitanti potevano riempire il bicchiere senza soluzione di continuità.
Una delle cose da fare assolutamente in Prades è una passeggiata lungo le stradine acciottolate, dove si possono scoprire angoli caratteristi, pieni di fiori che gli appassionati di fotografia non potranno fare a meno di immortalare. Il Carrer Major con i suoi portali, il Passatge de la Muralla, la Plaça de la Plau, l’Arc de Ponos, il Carrer Costa del Castell con le rovine del castello, la Plaça dels Infants, Carrer Nou del Pon, il Planet del Pont e il Barranc dels Bassots sono i punti più suggestivi che la passeggiata nel centro storico ci regala.

Reus

Una cinquantina di chilometri separa Prades da Reus che raggiungiamo con le strade C – 242 e T – 702. E’ la capitale catalana del vermouth con tanti bar e ristoranti all’aperto di modo che i visitatori possano godersi una pausa rilassante tra un monumento e l’altro e, essendo una cittadina non molto grande, è visitabile in poco meno di una giornata.
Il miglior modo per visitare Reus e di cominciare dalla Plaza Mercadal, praticamente il centro nevralgico della città e conosciuta sin dal XV secolo. E’ a pianta è quadrata e porticata su tre lati. Su di essa si affacciano alcuni degli edifici modernisti più rappresentativi, come Casa Navàs. Ed è proprio da questa costruzione, dopo aver dato uno sguardo all’insieme della piazza, che iniziamo la visita in dettaglio.

La casa fu costruita all’inizio del XX secolo dall’architetto Lluis Domènech i Montaner, personaggio che abbiamo incontrato spesso in questo viaggio catalano. E’ stata restaurata di recente e si vede e sfortunatamente è monca delle torre e della corona, distrutte durante la guerra civile, ma nonostante ciò, rimane uno degli edifici più ammirevoli della Catalunya.

Sull’altro lato della piazza si trova il Centro Gaudí. Un omaggio al famoso architetto che proprio a Reus ebbe i natali. E’ una visita altamente raccomandata, specialmente per coloro che sono interessati alle sue opere e di cui, all’interno, vi sono le repliche dei suoi lavori più importanti, come Casa Batllò, la Pedrera, La Sagrada Familia ed il Parc Güel.
Sant Pere è il patrono della città ed infatti è a lui che è dedicata la chiesa del Priorato le cui fondamenta risalgono al XII secolo sebbene all’epoca fosse intitolata alla Vergine Maria. Fu a metà del XIV secolo che l’edificio ricevette il nome che porta oggi e, sempre in quegli anni, furono realizzati gli ampliamenti in stile gotico. Fu un paio di secoli dopo, in pieno rinascimento, che sarebbero stati realizzate espansioni come la Cappella o il Campanile che si possono vedere praticamente da tutta Reus.
Una delle attività che non possono mancare visitando la cittadina catalana è quella di percorrere a piedi l’itinerario che porta a scoprire gli edifici modernisti. Sono ventisei quelli interessati e di fronte ad ognuno di essi è posta una targa esplicativa con il nome dell’architetto e la data di costruzione.
Essendo la capitale del vermouth, sarebbe stato lacunoso che non gli fosse dedicato un museo. Questo si trova nello stesso edificio in cui sono poste las Bodegas Rofes, aperte alla fine del XIX secolo. La costruzione è in stile modernista e al suo interno ospita la più grande collezione al mondo di bottiglie di vermouth, etichette e pubblicità vintage.
C’è un ultimo museo la cui visita è ottima per coloro che vogliono approfondire la storia di Reus: si tratta di quello che porta il nome della città, allestito nel 1934 per la conservazione del patrimonio e della storia di Reus. Vicino alla via in cui è situato il museo, ovvero Raval de Santa Anna, si trova anche la casa natale di Gaudì che più precisamente si trova via di Sant Vicenç. L’edificio non è visitabile, ma di fronte si trova un pannello esplicativo.
L’Institut Pere Matas si trova a trenta minuti a piedi dal centro storico, è un edificio modernista realizzato da Domènech i Montaner ed è l’opera che, secondo gli esperti, precede il suo capolavoro, l’Hospital de Sant Pau di Barcellona. In passato un centro psichiatrico suddiviso in diversi reparti e la visita del suo interno, una sinfonia del modernismo, vale sicuramente la fatica della camminata.
Coloro che non possono fare a meno dello shopping troveranno una vasta gamma di negozi di abbigliamento, di marchi famosi e di prodotti tradizionali nelle vie pedonali Monterols, Jesús e Llovera e nel centro commerciale El Pallol.

Ci spostiamo ora sulla costa per andare a visitare Altafulla e lo facciamo con la strada T – 11 e A – 7. La città benché posta su uno dei litorali più belli della “Costa Dorada”, non è a vocazione turistica come le vicine Salou o Calafell ed infatti vi sono poche costruzioni alberghiere. Tutto ciò pero la rende unica e senza dubbio più vivibile, grazie alla calma ed alla tranquillità che vi regnano. Certamente non è adatta ai patiti della movida, ma lo è senz’altro per coloro alla ricerca di borghi caratteristici e buon patrimonio storico.
E’ un borgo di pescatori le cui vecchie case si affacciano sul lungomare, ma possiede anche un centro storico ricco di emergenze architettoniche, per cui, bando alle ciance ed iniziamone la visita.

La parte medievale è situata in quella che viene definita la “Vila Closa”, ovvero la città murata; qualche assonanza con la città bretone di Concarneau e la sua “Ville Close”. Quella di Altafulla fu costruita durante l’XI secolo, anche se nel tempo ha subito diversi restauri. Poco rimane delle mura che circondavano l’intero complesso, tuttavia è rimasto il castello, chiamato anche dels Monsterrat, una fortezza molto strategica durante il Medioevo in quanto si trovava a cavallo tra l’antico dominio arabo e la contea di Barcellona. Purtroppo è di proprietà privata e non si effettuano visite, anche se si può avere la fortuna di coincidere con un evento che talvolta il Comune organizza al suo interno.

Regina incontrastata della Vila Closa è la Plaza del Pou su cui sono posti il municipio di Altafulla ed il monumento in scala reale delle torri umane o “Castells”, una tradizione molto importante per la Catalunya in generale e per la provincia di Tarragona in particolare.

La chiesa di San Martì, posta anch’essa nel nucleo medievale, è una mescolanza di barocco e di neoclassico ed al suo interno, oltre ad una pala d’altare barocca, custodisce le spoglie degli antichi marchesi di Tamarit.
Tra la chiesa di Sant Martí e la Plaza del Pou corre una delle strade più belle di Altafulla: Calle del Forn che attraversa il centro storico con le sue antiche scalinate e i portali che anticamente facevano parte delle mura.
Il lungomare offre l’autentica essenza di un villaggio di pescatori. Il quartiere di Botigues de Mar deriva dal suo passato storico che risale al XVIII secolo. Le case che attualmente si vedono di fronte alla spiaggia erano vecchi magazzini, usati dai pescatori per riporre i loro attrezzi e commerciare dopo il ritorno dalla pesca. Successivamente, verso la metà del ‘900, questi spazi sono stati trasformati in abitazioni, mantenendo però la loro originaria struttura esterna.
A breve distanza dal centro si trova l’eremo di Sant Antoni, costruito all’inizio del XVIII secolo. Presenta uno stile sobrio ed è immerso nella pace di un bosco lontano dai rumori della città. Raggiungere l’eremo significa effettuare una piacevole passeggiata e godere di splendidi panorami dai suoi 90 metri sul mare.

Tamarit

Lungo la strada che ci porta a Tarragona facciamo una breve sosta a Tamarit per la visita del castello e ciò che rimane del suo trascorso medievale.
La Vila Closa di Tamarit non può prescindere dal castello dal quale ebbe origine, anche perché costituisce un tutt’uno non divisibile. Le mura della città parrebbero esser state costruite nel XIV secolo su ordine di Pere III il Cerimonioso, durante la guerra contro la Castiglia. Sebbene sia possibile individuarne l’intero tracciato, bisogna tenere in considerazione che alcuni tratti non siano più gli originali. Un buon punto da cui osservare la cinta muraria si ha nella piccola insenatura sulla spiaggia. Da qui diventa evidente l’aspetto fortificato di Tamarit, con le mura che racchiudono gli edifici i quali hanno le facciate principali che danno sulla piazza interna del paese, senza soluzione di continuità e formando la vera cortina difensiva.
Il castello fu costruito nel secolo XI ed aveva la funzione di difesa della costa dai pirati barbareschi ed ottomani. Oltre alla chiesa e alla sua pregevole pala d’altare che, durante la guerra civile una banda della Federazione Anarchica Iberica cercò di bruciare, il castello conserva un importante collezione di mobili antichi.
Ci dedichiamo ora all’esplorazione di Tarragona, una città che sorprende perché compare raramente negli itinerari dei turisti, ma che invece ha parecchio da offrire ed il suo patrimonio romano è addirittura protetto dall’Unesco, per cui non è tempo sprecato dedicarle un paio di giornate.

Tarragona

Tarragona, la Tarraco latina fu fondata attorno al 218 a.C. dai generali Cneo e Publio Scipione e se all’inizio era soltanto un accampamento militare, molto utile durante la II guerra Punica, divenne ben presto il punto di partenza per la conquista dell’Hispania, divenendo il capoluogo dell’immensa provincia Tarraconensis.
Purtroppo, con l’arrivo dei Visigoti e la conquista araba, la città conobbe un lungo periodo di anonimato e di crescita, che cessò solamente nel 1868, con l’ammodernamento del porto e le scoperte archeologiche.
La visita inizia dalla Rambla Nuova, il viale principale di Tarragona, lungo oltre un chilometro e costruito nel 1857 sul luogo ove si trovava il muro di cinta medievale che separava il centro storico dal quartiere portuale. L’arteria attraversa diagonalmente il centro città odierno, ospitando numerosi bar e ristoranti, sculture come il “Monument als Castellers”, negozi ed hotels.
La rambla termina il suo percorso in uno dei punti più suggestivi della città: il Balcó del Mediterrani, un grande belvedere, situato a 40 m sul livello del mare, offre stupende vedute della costa, compreso il porto e l’anfiteatro. Gli abitanti di Tarragona sono soliti dire, parlando del balcone, “anar a tocar ferro” (vai a toccare il ferro) perché la sua ringhiera del 1889 è metallica.
L’anfiteatro romano fu costruito in riva al mare nel II secolo d. C. Aveva una capienza di circa 14.000 spettatori, si svolgevano di tutto, dai combattimenti tra gladiatori e bestie feroci alle esecuzioni pubbliche.
Alla fine del VI secolo venne edificata all’interno dell’anfiteatro una basilica in onore dei mariti cristiani che furono immolati nell’edificio, come il vescovo Fructuoso e due dei suoi diaconi. Oggi le fondamenta sono appena visibili, anche perché sulle rovine, fu costruita nel 1154 la chiesa di Santa Maria del Miracolo i cui resti sono ancora tangibili. L’anfiteatro è tuttora in uso ed è una delle sedi principali del festival Tarraco Viva.

Tarragona – anfiteatro romano

Il percorso di visita ci porta ora ad esplorare il Sancta Sanctorum di Tarragona, ovvero la Parte Alta, un quartiere che occupa quello che fu il Foro Provinciale, delimitato dalle antiche mura romane. Uno degli angoli più suggestivi è senza dubbio Plaça del Rei che, oltre ad essere il luogo ideale per una pausa distensiva, ospita la Torre del Praetorio, il Museo Archeologico Nazionale e una chiesa barocca del XVI secolo che però non presenta particolari di rilievo, per cui si può anche evitare di visitarla.
La Torre del Praetorio o Castello del Re è un edificio costruito da una nobile famiglia normanna all’inizio del XII secolo su di un’antica torre romana. E’ stata per secoli dimora di aristocratici e re aragonesi, ma dopo la guerra contro la Francia subì gravi danni. Nei suoi quattro piani è racchiusa la storia della Tarragona medievale e la vista dal tetto è veramente strepitosa.
Il circo romano, che si può visitare con lo stesso biglietto d’ingresso, è situato parzialmente sotto la torre stessa e sotto ad edifici ottocenteschi. Anche se non esplorato totalmente, si ritiene comunque che fosse lungo 325 metri, largo 115 e che potesse contenere circa 30.000 persone.
La vivace Piazza del Foro, la cui ristrutturazione effettuata all’inizio del XX secolo mise alla luce un muro di epoca romana, si raggiunge con la Calle Santa Ana. Come la precedente Plaça del Rei è il luogo ideale per una pausa distensiva, data la presenza di diversi locali pubblici.
La “Pla de la Seu”, che raggiungiamo attraverso la porticata Carrer Merceria del XV secolo, ospita, oltre a numerose case gotiche, anche la cattedrale di Tarragona, dedicata a Santa Tecla. Si trova nella parte più alta del centro storico sopra un antico ed enorme tempio romano (probabilmente dedicato ad Augusto) di cui si sono conservati alcune rovine. La costruzione della cattedrale iniziò a metà del XII secolo, ma fu consacrata solamente nel 1331, quasi due secoli dopo, per cui anche l’occhio meno esperto può notare il passaggio dal romanico al gotico che si esplica maggiormente nel suo portale con sculture relative al Giudizio Universale, su cui campeggia un enorme rosone di ben undici metri di diametro che, con le vetrate, trovano assonanza con quelli del transetto della cattedrale di Notre Dame di Parigi.

Annesso alla chiesa, che al suo interno ospita le cappelle di Santa Tecla, dell’Immacolata Concezione, del Santo Sepolcro, delle Undicimila Vergini, di Santa Maria dei Sastri, del Santissimo Sacramento, il notevole sarcofago dell’arcivescovo Giovanni d’Aragona ed un altrettanto notevole altare maggiore con il suo retablo, vi è un chiostro risalente al 1214 che presenta arcate gotiche occupate da trifore sostenute da colonnine, i cui capitelli sono scolpiti con scene figurate.
La cattedrale ospita anche un Museo Diocesano con più di 300 pezzi di arte medievale, rinascimentale, barocca e romana.
Lasciando la cattedrale tramite Carrer de les Coques, ci si trova con le spalle rivolte verso l’Ospedale medievale, dedicato a Sant Pau i Santa Tecla e oggi sede del Consiglio Regionale del tarragonese. Fu fondato nel 1171 per disposizione testamentaria dell’arcivescovo Hug de Cervelló e benché la sua facciata, costituita da portico con archi a tutto sesto che poggiano su pilastri con colonne, sia ottimamente conservata e perfettamente visibile, non si sa nulla della distribuzione architettonica interna originale in quanto totalmente rifatta.
Proseguendo ulteriormente sul Carrer de les Coques si arriva al seminario di Tarragona, un enorme edificio neogotico della fine del XIX secolo la cui opera più rappresentativa è la Cappella romanica di Sant Pau del XIII secolo, situata in uno dei chiostri interni.
Scendendo Carrer de la Guitarra si trova sulla destra un piccolo arco che porta fuori dal centro storico ed è proprio da questo punto che inizia il Passeig Arqueològic, un percorso pedonale di un chilometro che corre parallelo alle antiche mura romane, del II secolo e rinforzate durante il Medioevo. Si tratta di una passeggiata che lungo il suo svolgersi ci fa incontrare mostre, giardini, cannoni, sculture e diverse torri medievali, oltre alla più antica iscrizione romana fuori dall’Italia.
Ritornando sui propri passi attraverso lo stesso arco, ci si trova nella Plaça del Pallol, dove in un bel edificio gotico, si trova l’Ufficio del Turismo. Mentre nell’Antiga Audiencia, situata proprio do fronte, si ammira il Plastico di Tarraco che, con dovizia di particolari, rappresenta la città romana.
L’ultima tappa del percorso di visita di Tarragona è costituita dalla Plaça de la Font che oggi risulta essere una semplice spianata circondata da edifici e locali pubblici, ma che un tempo era la parte centrale del circo romano di cui ha conservato la forma. Dopo le fatiche della visita, è d’uopo prendersi un po’ di tempo per smaltire la stanchezza e non c’è posto migliore per tale scopo che il lungomare, con il sole e la brezza marina che accarezzano il viso e magari rifocillarsi con un piatto di pesce che in Spagna è sempre ottimo.

Prima di raggiungere Cambrils, prossima meta di questo itinerario, vale la pena di fare una deviazione di quattro chilometri per andare a visitare l’Acquedotto di Les Ferreres o Pont del Diable, costruito nel secolo XI per rifornire d’acqua Tarragona, prelevandola dal fiume Francolí, distante venticinque chilometri dalla città.
L’acquedotto, che ad un occhio profano può benissimo essere scambiato per costruzione romana, è lungo 217 metri ed ha un’altezza massima di 27 metri. Si può tranquillamente attraversare sulla parte della canalizzazione, da cui si ha un’interessante vista sulla valle circostanze. L’opera può essere raggiunta anche dall’autostrada AP – 7 in quanto vi è un parcheggio proprio di fronte e da cui è possibile accedervi.
Cambrils è soprattutto una città di mare, dove la gente ci va per godere delle sue spiagge e per il divertimento, grazie alla vicinanza di Port Aventura ed alla movida cittadina, inoltre, non essendo molto impegnativa dal punto di vista culturale, è la località ottimale per rompere un viaggio impegnativo con qualche momento di riposo.
Passeggiare nell’antico centro storico di Cambrils, popolarmente detto la Vila, è una delle cose più rilassanti, sia di giorno che di notte. Di giorno è un piacere unico deambulare tra le sue stradine piene di piante e bordate da case caratteristiche, mentre di notte offre un’atmosfera festosa grazie ai locali pubblici e ai mercatini improvvisati. Anche se l’aspetto turistico prevale, la Vila è comunque il tipico luogo dove cultura e variegata umanità si uniscono per creare un ambiente che si potrebbe definire quasi artistico o, più precisamente, da dipinto impressionista.

Cambrilis

Come si è detto, Cambrils è soprattutto una città di mare, per cui, oltre al turismo, la pesca è una risorsa importante per la località ed allo scopo possiede un porto che, verso le quattro pomeridiane, si trasforma in uno spettacolo i cui attori sono i pescatori che rientrano, accompagnati da uno stormo di gabbiani in cerca di cibo.
La seconda parte dello spettacolo ha come protagonista l’asta del pescato, che si tiene presso il mercato del pesce. Assistervi è un must e, anche se non si capirà nulla, visto che i ritmi sono frenetici, rimane comunque un’esperienza inusitata.
Rimanendo in ambito porto, si può ancora visitare la Torre del Puerto, La sua funzione, fino al XVII secolo, era quella di torre di vedetta e di presidio contro le incursioni piratesche. Oggi ospita il Museo di storia di Cambrils, che mira a promuovere la conservazione, l’educazione, la diffusione e la gestione del patrimonio storico-culturale del comune.
Una delle cose imperdibili di Cambrils è il Parc Samà, un giardino storico, creato nel 1881. Era il luogo di residenza del marchese di Marianao e in esso si sviluppò un giardino botanico e uno zoo per uso privato. Il progetto è stato affidato a Josep Montserè, autore del Parco della Ciutadella a Barcellona, con l’aiuto di Antoni Gaudí. Dichiarato Bene Culturale di Interesse Nazionale, ha 14 ettari all’aria aperta abitati da più di 1.500 esemplari di flora e fauna,vi sono laghi, ponti, punti panoramici, padiglioni… Un totale di 2 chilometri di percorso a senso unico , ideale per la visita con tutta la famiglia.
Il castello di Vilafortuny, oggi trasformato in resort, è una maestosa costruzione dell’XI secolo. Essendo un luogo di soggiorno, è visitabile solamente dall’esterno, ma questo è sufficiente per dare un’idea della sua eleganza architettonica.
Il castello di Vilafortuny
Opera architettonica di importante rilevanza è l’Eremo de la Mare de Deù del Camì, patrona di Cambrils. L’edificio presenta una mescolanza di stili che vanno dal rinascimentale, al barocco ed al neogotico e sebbene sembri che la costruzione risalga al 1205, la varietà di stili induce a pensare che nei secoli vi siano state modifiche e ricostruzioni.
All’interno del recinto del santuario si trova la Torre de l’Ermita la cui costruzione risale al XIV secolo, quando fungeva da torre di avvistamento contro le incursioni dei pirati. E’ stata dichiarata Bene Culturale di Interesse Nazionale per il buono stato di conservazione, per l’altezza non indifferente e per il suo valore storico.
La Torre de l’Ermita mette fine al percorso culturale attraverso Cambrils che però non si può lasciare senza prima aver ammirato le sue spiagge, caratterizzate da sabbie bianche ed acque azzurre. Il modo migliore per esplorarle è di percorrere il lungomare di ponente che si snoda tra Platja Horta de Santa Maria e Riera de Riudecanyes.

Cartoixa d’Escaladei

La Cartoixa d’Escaladei si trova nell’entroterra, ad una sessantina di chilometri da Cambrils e la si raggiunge con la strada C – 242. Si trova al fondo di una valle, protetta dalla catena montuosa del Montsant e, a parere dello scrivente, in un contesto veramente affascinante che molto probabilmente influenzò i Certosini nella scelta del luogo ove erigere la certosa.
Fondata nel 1194, in seguito ad una concessione di Alfonso I il cui scopo era di stabilire un insediamento nelle terre di recente conquista, divenne in breve tempo un grande feudatario in grado di possedere un vasto territorio che coincide con l’attuale regione del Priorat.
Escaladei fu la prima certosa della Spagna e fu coinvolta nella fondazione di molte di quelle che vennero create successivamente. Il prestigio e l’influenza di cui godeva, unitamente alle rendite ricavate dal suo vasto patrimonio, le fecero vivere un periodo di splendore tra il XVI e il XVII secolo. Ciò permise ai Certosini di intraprendere un profondo rimaneggiamento architettonico, impreziosito da opere della nota scuola di pittura religiosa degli Escaladei.
A partire dalla prima metà dell’Ottocento, la confisca dei terreni di proprietà della Chiesa, unitamente ai saccheggi avvenuti durante i moti popolari, segnarono l’abbandono e il profondo degrado del complesso. Ora, però, i lavori di restauro hanno riportato alla luce parte di questo splendore, visitabile nella parte che era suo tempo l’area destinata alla vita comunitaria, come i tre chiostri, la chiesa, il refettorio ed una cella, ricostruita sin nei minimi particolari.

Tivissa

Molte riviste di viaggio spagnole definiscono Tivissa la quinta città più bella della Catalunya, ma come si sa, le valutazioni sono sempre molto soggettive e spesso influenzata dallo stato d’animo del momento a da tantissimi altri fattori. Ad ogni modo, indipendentemente dal ranking, la cittadina va visitata.
Tutto ciò che c’è da vedere è concentrato nella parte antica del paese che si può esplorare comodamente a piedi, rendendo la visita certamente più suggestiva.
Tivissa è unica per la sua urbanistica, fatta di strade strette ed acciottolate, con le case che si affacciano su di esse formando una linea continua interrotta solamente dalle porte e dai portoni.
Ad ogni modo, a coloro che preferiscono non dover scoprire da sé le bellezze di questo villaggio si consiglia di visitare i monumenti qui sotto elencati.
La chiesa di Sant Jaume, posta sulla piazza Baranova, è senza dubbio uno dei monumenti più rappresentativi, si compone di tre parti, ovvero la Chiesa Vecchia, la Cappella del Rosario e la Chiesa Nuova e, poiché il complesso è stato edificato in epoche diverse che vanno dal XIII al XIX secolo, si notano diversi stili architettonici: romanico, gotico, rinascimentale e barocco.
La chiesa vecchia è quella che concentra più stili ed infatti si possono benissimo notare che il presbiterio, le volte e le cappelle dei bracci del transetto sono gotiche, mentre le cappelle poste lungo le navate, la facciata ed il campanile sono rinascimentali.
L’imponente cappella del Roser, costruita nella metà del XVIII secolo in stile rinascimentale, è a tre navate con cupola centrale e possiede due sacrestie.
Nel XIX secolo, essendo la chiesa vecchia non più sufficiente per contenere i fedeli di Tivissa, ne venne costruita una nuova che, come una matrioska, contiene al proprio interno la precedente. I due edifici convivono armoniosamente e la loro visita ci conferma la genialità di chi ha scelto questa soluzione.
Il Portal d’Ovall è una delle due porte rimaste delle tre che in epoca medievale servivano per l’attraversamento delle mura, costruite nel 1350 su ordine del conte di Prades. Quello che stiamo considerando ora è il più impressionante e venne costruito nel 1365.
Proprio di fronte, si trova l’Espai Ilercavonia, il centro d’interpretazione della cultura iberica, dove si può conoscere, attraverso i reperti rinvenuti negli scavi del Castellet di Banyoles, la storia del passato iberico di Tivissa.
Varcato il portale ci si trova in Carrer d’Avall che ospita alcuni palazzi rinascimentali come Ca Magrinyá e Ca Eloi e, continuando a camminare si raggiunge Carrer del Mercat che termina nella piazza omonima, dove in uno degli angoli c’è Ca L’Hostal, un edificio di quattro piani in stile rinascimentale catalano risalente al 1587 ed è simile a quello del Consiglio Provinciale di Barcellona.
Fatti pochi passi, ci si trova di fronte a Ca Rei, un’altra delle case più prestigiose del villaggio. e, facendo una piccola deviazione si raggiunte il Portal d’Era, la seconda delle porte conservatisi.
Proprio di fianco al municipio si trova l’edificio dell’ospedale che, fino al 1725, faceva parte del castello di Tivissa, ma, dopo la sua distruzione ed la relativa ricostruzione, la struttura venne parzialmente inglobata nel centro storico e la parte rimanente fu trasformata in ospedale.
Una delle strade più suggestive di Tivissa è il Carrer Mal Pass che tradotto significa “strada del cattivo passaggio”. E’ zigzagante, ripida, piena di gradini e stretta, da cui il nome della strada che deve essere interpretato come un avvertimento.
Le terre della zona di Tivissa sono state abitate sin dalla preistoria e gli abitanti dell’epoca hanno lasciato testimonianze di sé che si concretizzano in numerose pitture rupestri, come quelle trovate nella grotta Ramat , nella grotta Cingle o nella grotta Pi situata a circa 7 km dalla città. Per non causare danni alle pitture l’accesso non è consentito al pubblico, tuttavia, all’esterno, sono state poste le riproduzioni di ciò che è contenuto all’interno.
Come abbiamo visto, anche l’antico popolo degli iberici e più precisamente la tribù degli Ilevarcones si stabilì in zona, costruendo una città in posizione privilegiata sul fiume Ebro, il cosiddetto Castellet de Banyoles che dista circa sei chilometri dal centro di Tivissa e il cui sito è oggi visitabile.

Per raggiungere Miravet si deve attraversare il fiume Ebro e lo si fa con la strada C – 44 che in seguito diventa N – 420 e T – 324.
Situato su di una posizione strategica sull’Ebro, il paese ed il circondario potrebbe essere scambiato per uno dei quei paesini toscani circondati da ulivi e filari di cipressi che accompagnano il viandante lungo le strade polverose. Ma siamo in Spagna e più precisamente in Catalunya, per cui bando alla nostalgia e dedichiamoci alla visita di questa splendida località.
Il modo migliore per visitarla è di percorrere senza fretta le sue stradine zigzaganti, retaggio della dominazione mussulmana, anche se della colonizzazione rimane ben poco, in quanto, pur mantenendo la planimetria creata dai Mussulmani, gli edifici da loro creati sono stati sostituiti da altri di matrice medievale.
Case in pietra, costruite una sopra l’altra, con bei balconi sostenuti da enormi travi di legno e, anche se molte di esse sono andate distrutte durante la guerra civile, vi sono ancora tantissimi esemplari che giustificano pienamente il viaggio.
Se dovessi suggerire le particolarità che meritano più di altre di essere viste, sarei veramente in difficoltà, tutto deve essere visto: il cantiere fluviale, la Drassana, conosciuta anche come il mulino del sale, il Palacio del Comendador del XVI secolo, il frantoio che, seppur non visitabile, offre uno degli scorci più belli di Miravet, il Carrer de la Palla, tragica testimonianza della guerra civile, il portale Motxo, l’antica porta di accesso alla città, l’Aljama, un arco di origine mussulmana datosi che in questa zona vi era il quartiere arabo, la vecchia chiesa, costruita tra i secoli XVI e XVII sul luogo in cui sorgeva la moschea, il belvedere di Sanaqueta, sorto nel cortile della moschea ed infine il castello, costruito dai Templari tra il XII e XII secolo, dopo la sconfitta dei Mori ad opera del conte di Barcellona nel 1153. Il maniero si ispira all’architettura militare della Terra Santa, in particolare al castello di Crack in Siria e sostituì il castello andaluso, edificato dagli Arabi. I Templari lo tennero sino al 1308, anno in cui furono espulsi e vennero sostituiti da Giacomo II con i Cavalieri Ospitalieri.
Durante la guerra civile fu testimone di una delle più sanguinose battaglie: quella dell’Ebro che vide la disfatta delle forze repubblicane.

Villalba dels Arcs

Vilalba dels Arcs è situato nella regione chiamata Terra Alta, è a 450 metri di altitudine, lo si raggiunge con le strade T – 324, N – 420 e TV – 7331 e dista 36 chilometri da Miravet. Fu possedimento templare, successivamente degli Ospitalieri e fu testimone della Guerra dei Mietitori, di quella di Successione, delle Guerre Carliste e di quella civile che viene ricordata da monumento commemorativo eretto nella località conosciute come i Quattro Cantoni.
Vilalba non racchiude in sé molti tesori, ma è comunque un villaggio piacevole da visitarsi, grazie al suo centro storico medievale che ospita alcune case interessanti, come Casa Martell e Casa Coll ed un patrimonio religioso abbastanza cospicuo di cui il più significativo è la chiesa di San Lorenzo, costruita nei secoli XVII-XVIII in un miscuglio di stili, quali il gotico, il rinascimentale ed il barocco.

Benifallet – Cueva Meravillas

Ci spostiamo ora di circa 25 chilometri verso sud per recarci Benifallet per visitare le sue grotte e per raggiungerle ci serviamo delle strade TV – 7231 e C – 43.
Si tratta di un insieme di sei grotte, di cui due abilitate alla visita turistica: Cueva del Dos e Cueva Meravelles. La prima ha una lunghezza di 253 m, con un dislivello di 12. Vi spicca la sua grande sala in cui si trovano formazioni come colonne di stalattiti e di stalagmiti La grotta delle Meravelles, scoperta nel 1968, ha una lunghezza di 510 m e vi si possono ammirare abbondanti stalattiti, stalagmiti, colonne gigantesche e colate calcaree. La visita dura 45 minuti ed è guidata.

Horta de san Juan

Le strade C – 12, N – 230b e T – 333 portano a Horta de San Joan, un paesino anch’esso situato nella regione Terra Alta, nel Parco Naturale di Els Ports e che è in completo antagonismo con Miravet in fatto di bellezza. Sebbene ci siano prove che ci fosse un insediamento iberico nella parte alta della città ed uno romano nella zona di Rocas de Benet, fu solamente nell’VIII secolo, con la conquista araba, che si cominciò ad avere notizie di Horta. Questi la dominarono per quattro secoli, fino alla riconquista cristiana e nell’anno 1165 il re Alfonso II concesse l’autonomia statutaria.
Nel 1174, i Templari si insediarono a Horta e durante la loro permanenza furono redatte “Las Costumbres”, una sorta di legislazione locale che comprendeva anche le contee di Arnes, Bot, Caseres e Prat de Compte. Dopo lo scioglimento dell’ordine, tutti i beni, castello compreso, passarono nelle mani degli Ospitalieri e della Castellanía de Amposta, che faceva parte del Regno d’Aragona. Tuttavia, il periodo di massimo splendore si ebbe nei secoli XIV, XV e XVI, durante i quali la città fu fortificata e furono costruite numerose case ed edifici importanti come il municipio o l’ospedale.
Anche per Horta, la visita dovrebbe avvenire in modo casuale, vagabondando per le sue stradine e lasciandosi sorprendere dal patrimonio architettonico, come il municipio, un edificio rinascimentale risalente al XIV secolo, arricchito da portici in facciata.
Oppure come la Casa de la Comanda, oggi di proprietà privata e non visitabile, che fu costruita nel XVI secolo come sede dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme e che nel corso della storia ha funzionato anche come centro di riscossione delle tasse.
L’antico palazzo, in stile rinascimentale, si compone di tre piani separati tra loro da un cornicione dove si notano diversi doccioni in pietra. Conserva ancora una piccola torre fortificata e il portale ad arco semicircolare
Un altro edificio che sorprende il visitatore durante il suo peregrinare nel centro storico è la chiesa di San Juan Bautista che si trova proprio accanto al municipio e risale al XII secolo. Il tempio è in stile gotico, ha un’unica navata e in testa vi sono contrafforti che sporgono nel Barranco del Turó.
L’aspetto attuale, insieme alle vetrate, è il risultato di un restauro effettuato negli anni ’60, poiché nel corso della storia la chiesa ha subito diversi danneggiamenti, il più importante durante la Guerra Civile quando è stata distrutta anche una pala d’altare gotica realizzata XIV secolo.
Anche il Convento di Sant Salvador, che però si trova a circa due chilometri dal centro, ai piedi del Monte Santa Bárbara, è un’opera che non va assolutamente dimenticata. La sua fondazione risale al 1543 e per più di 400 anni fu dimora dei frati francescani che si occuparono della costruzione dell’intero complesso ad eccezione della chiesa, del XIII secolo, che fu opera dei Templari e della facciata del XV secolo, costruita dagli Ospitalieri.
Senza dubbio, uno dei frati francescani più famosi fu Salvador Pladevall y Bien (San Salvador de Horta), a cui si attribuiscono numerose guarigioni miracolose, motivo per cui il convento divenne un popolare luogo di pellegrinaggio, c’erano giorni in cui vi erano più di 2000 persone che aspettano il santo in cerca di guarigione per i loro mali. Purtroppo solo la chiesa e l’atrio sono giunti ai nostri giorni, anche grazie al fatto che sono stati completamente restaurati nel 1990. Il resto del complesso è in uno stato fatiscente, tuttavia ci sono alcune vecchie stanze che sono ancora accessibili con tutta la cautela del caso.
Nel 1898 Pablo Picasso, quando aveva 17 anni e studiava disegno alla Lonja de Barcelona, si ammalò di scarlattina. Il suo amico e compagno di studi Manuel Pallarés gli suggerì di trascorrere l’estate a Horta de Sant Joan, sua città natale, per riprendersi e staccarsi dalla grande città. Qui visse con la famiglia Pallarés per circa 6 mesi, fino al febbraio 1899, periodo durante il quale guarì dalla malattia e si dedicò alla pittura, innamorandosi del piccolo paese al quale dedicò diverse opere, ispirandosi ai mestieri, ai paesaggi e alla gente del paese.
Dieci anni dopo tornò a Horta con la sua compagna Fernande Olivier e in questa seconda visita vi trascorse altri quattro mesi in cui consolidò il suo nuovo stile artistico: il cubismo. Durante questa permanenza creò opere come La balsa de Horta, La fabbrica, La montagna di Santa Bárbara o Nudo di donna sullo sfondo delle montagne.
E’ abbastanza ovvio quindi che il comune, dato il legame, volesse ricordarlo in qualche modo e così, dopo alcuni lavori di ristrutturazione del vecchio edificio dell’ospedale, fu allestito il Centro Picasso che oggi espone circa 200 riproduzioni delle opere più importanti prodotte dall’artista durante i suoi due soggiorni nella cittadina di Tarragona, numerose fotografie del pittore e alcuni oggetti legati a all’artista e al suo amore per questa cittadina.
Il museo si trova in un edificio in stile rinascimentale all’angolo tra Calle del Hospital e Raval dels Àngels e ha tre piani. Nel corso della storia questo edificio è stato un ricovero per i pellegrini, un ospedale per i poveri e un quartier generale della Guardia Civil.

Tortosa

L’itinerario prende ora la direzione della costa mediterranea, ma prima di mettere i piedi a bagno nel mare, vale la pena di spendere un paio di giorni nell’entroterra per visitare Tortosa, una città che racchiude in sé un passato mussulmano, cristiano ed ebraico ed ognuno di questi popoli ha lasciato la sua impronta.
La sua storia conosciuta inizia forse dagli Iberi ed è proprio vicino a Tortosa che furono scoperti nel 2017 resti di mura che sembra difendessero la città di Hibera, capitale dell’Ilercavonia. Strappata ai Cartaginesi durante la battaglia del 215 a. C. che si svolse appunto nei pressi, assunse, nel periodo di dominazione romana, il nome di Dertosa.
Il periodo mussulmano iniziò nel 714 e si concluse nel 1148 con la conquista dell’araba Turtusha da parte del conte Ramón Berenguer IV.
Tra gli anni 1413 e 1414 si svolse la disputa voluta dal Papa Benedetto XIII di Avignone e che porta il nome della città. Essa fu il più importante dibattito interreligioso tra Cristiani convertiti ed Ebrei durante il medioevo spagnolo. Il dibattito non era strettamente tale, ma una serie di sessioni di indottrinamento aventi lo scopo di costringere le autorità religiose ebraiche ad ammettere “errori” del loro credo di fronte ai loro correligionari e a riconoscere che l’Antico Testamento avrebbe garantito che Gesù Cristo fu effettivamente il Messia.
Nel 1708 fu conquistata dalle truppe di Felipe V e, nel 1811, da quelle francesi. Subì parecchie distruzioni durante la guerra civile, ma per fortuna seppe risollevarsi e oggi è una bella città che attira sempre molti visitatori.
Esaurita la premessa storica, si può iniziare tranquillamente la visita del suo patrimonio artistico ed architettonico che peraltro è tutto contenuto nel centro storico è quindi non ci sono perdite di tempo per spostamenti con i mezzi pubblici.
La visita non può che iniziare da uno dei monumenti più prestigiosi, ovvero la cattedrale di Santa Maria, ubicata nello spazio che un tempo era quello del foro, del quartier generale visigoto e della moschea araba. La sua costruzione iniziò nel 1347, ma fu consacrata solamente nel 1441, nonostante che non fosse terminata ed infatti i lavori si protrassero fino al XVIII secolo, ben 412 anni dopo la posa della prima pietra.
L’edificio è in stile gotico catalano, sebbene la facciata sia barocca, mentre l’interno è a pianta basilicale, con tre navate separate da pilastri, con cappelle laterali e volta a vela.

Tortosa – La Suda

Il Castell de Sant Joan, o Castell de la Suda, fu costruito nel X secolo, durante il regno del califfo Abd al Rahman III, su di una collina da cui si controllava il territorio circostante e che nell’antichità fu sede dell’acropoli romana e, molto probabilmente, il principale insediamento degli Iberici.
Del periodo islamico però rimangono solamente le fondamenta, la disposizione delle mura ed un pozzo, di grande diametro e molto profondo, costruito nel 944 e alimentato dalle acque del vicino Ebro.
Con la riconquista da parte del conte Ramón Berenguer IV, il castello venne dato ai Montcadas e ai Templari quale riconoscimento per l’aiuto dato durante la battaglia che scacciò gli Arabi da Tortosa. Di questo periodo il castello, ora trasformato in Parador de Turismo, conserva ancora tre superbi camini e quattro baie caratteristiche del miglior gotico catalano.
Dal 1294, anno in cui la Signoria di Tortosa passò sotto il dominio della Corona, la Zuda è stata trasformata in palazzo reale, con l’aggiunta di nuovi ambienti ed elementi difensivi.
Nel medioevo il castello fu sede della Corte di giustizia. Gli edifici medievali che sono sopravvissuti sono però stati celati nel xvii e xviii secolo, durante la fortificazione delle due colline per uniformare il sistema di difesa all’evoluzione delle armi da fuoco. Jaume I il Conquistatore fece del Castell de Santo Joan la sua residenza preferita e da qui ha preparato la riconquista di Morella di Peñiscola e di Burriana.

Tortosa – Palazzo Episcopale

Il palazzo episcopale di Tortosa è considerato, tra quelli del suo genere, il più bello di tutta la Catalunya, infatti è un gioiello di architettura gotica catalana. Posto di fronte alla cattedrale, cela al proprio interno un patio costruito in perfetto stile gotico catalano. Dal XV secolo è la sede episcopale in cui risiede e lavora il vescovo.
Tortosa è la città che più di ogni altra ha saputo interpretare il rinascimento catalano e i collegi reali, fondati da Carlo V, sono un altro concreto esempio di ciò che seppe fare. Sono tre gli edifici interessati: il Collegio di San Jaime e San Matía, attuale sede dell’Archivio Regionale del Baix Ebre, con un patio quadrato di influenza italiana, in cui sono posti i busti dei re della Corona d’Aragona, da Ramón Berenguer IV a Felipe IV, Il Colegio de San Jorge y Santo Domingo, ex convento e università della città. Al suo interno ospita la Scuola di Lingue ed infine la Iglesia de Santo Domingo, sede dell’antico Museo-Archivio di Tortosa, oggi convertito in Centro di Interpretazione del Rinascimento.
Non si hanno notizie certe sulla data di fondazione del monastero delle Clarisse, posto ai piedi della collina di Sitjar, anche se si pensa che sia avvenuta nel 1267. Qualsiasi sia la data, si ritiene comunque che sia stata uno dei primi di questo ordine in terra catalana e si pensa inoltre che fosse un’emanazione del monastero di Sant Antoni i Santa Clara di Barcellona.
Molto probabilmente le Clarisse occuparono ciò che era stata una chiesa templare, forse quella che viene indicata come Sant Miquel dels Templers e di cui il complesso conserva alcuni resti.
Purtroppo mancano informazioni attendibili circa la configurazione architettonica del monastero e questo a causa del cattivo stato di conservazione della struttura è per l’assoluta mancanza di notizie storiche.
Oltre alle rovine di cui si è già accennato, l’interno conserva un chiostro che molto probabilmente fu ristrutturato nel 1428.
La vita del monastero subì alcune interruzioni durante la 1^ guerra d’indipendenza, anni 1810 e 1811, nel 1835 e durante la guerra civile che distrusse gran parte degli edifici monastici. Le monache tuttavia, sono ritornate in pianta stabile nel 1958.

La Lonja de Tortosa è un edificio gotico catalano risalente agli anni tra il 1368 ed il 1373, trasferito nel 1933 dalla sua posizione originale al parco municipale Teodoro Gonzàles, trasferimento che tra l’altro ha determinato un radicale cambiamento nella natura della struttura che, da eterogeneo e chiuso, è diventata omogeneo ed aperto. Si tratta di un edificio rettangolare di poco più di 12 metri per 30, diviso in due navate che comunicano attraverso tre grandi archi a tutto sesto, mentre si apre verso l’esterno tramite archi ogivali.
Proprio al centro dell’Ebro si erge una grande scultura di 20 metri di altezza, realizzata dal catalano Lluis M. Saumells Panadés e inaugurata da Francisco Franco nel 1966, quale omaggio ai combattenti, di una e dell’altra parte, della battaglia dell’Ebro.
Con l’avvento della democrazia, dal monumento furono rimossi tutti simboli che si riferivano al passato franchista, ma nonostante ciò la polemica sul passato regime continuò, acuita ancor di più dalla legge sulla memoria storica emanata nel 2007. Tuttavia l’amministrazione comunale di Tortosa ed il consiglio provinciale di Tarragona dichiararono che, una volta rimossi simboli falangisti, il monumento doveva essere considerato un omaggio ai morti di entrambe le parti, oltre ad essere patrimonio culturale catalano.
Nel marzo 2016, il Parlamento della Catalogna, nell’ambito dell’onda indipendentista di quegli anni, ha sollecitato il Comune di Tortosa a rimuovere immediatamente il monumento. Tuttavia, nella consultazione popolare del 2016 ha prevalso la volontà di mantenere e reinterpretare il monumento.
Il Portal del Romeu è uno dei luoghi più tipici. Si trova nel centro della città vecchia ed è l’unico portale interno rimasto della Tortosa medievale.
Recenti studi hanno dimostrato che i resti su cui sorge corrispondono al periodo medievale, forse islamico, e non romano come si pensava. Tradizionalmente, si credeva che il Camino dall’Ebro a Santiago passasse attraverso di esso.
Secondo una leggenda medievale, furono le donne di Tortosa a difendere la città da un tentativo di riconquista da parte degli Arabi, tentativo che non ebbe successo grazie all’aiuto prestato da un romano, Romeu in catalano, identificato in seguito come l’apostolo San Giacomo, ovvero Sant Jago.

Coloro che vogliono approfondire la storia della città possono effettuare una visita al Museo di Tortosa, situato in posizione privilegiata sul fiume e ospitato in un edificio modernista di ispirazione Mudejar, con facciata parzialmente rivestita di piastrelle smaltate in ceramica blu.
Il rifugio n° 4 è un ricordo indelebile della guerra civile che ha funestato la Spagna, per cui vale senz’altro la pena di visitarlo per rendersi conto di come fosse la vita in città durante i bombardamenti. Il rifugio, uno dei venti dislocati in Tortosa durante il conflitto, è situato in Calle Ernest Hemingway che all’epoca era il corrispondente di guerra per la North Newspaper Alliance.
I Giardini del Principe, costituiscono uno spazio verde che ospita un museo all’aperto di opere dello scultore contemporaneo Santiago de Santiago.
La collezione è composta da 23 gruppi scultorei che affrontano con linguaggio accademico il tema “L’uomo, le sue motivazioni e il suo destino”. L’opera cattura diversi momenti storici dell’umanità: l’uomo primitivo, le sue conquiste, il ribelle punito dagli dei, la tragedia di Hiroshima o la conquista dello spazio. Il motivo centrale è un monolite di corpi umani intitolato The Struggle of Humanity.
Il Mercado Municipal, realizzato tra il 1884 ed il 1887 su progetto di Joan Abril e di Joan Torras i Guardiola, l’Eiffel catalano, sorge su di un terreno strappato all’Ebro sin dal medioevo. E’ un edificio a navata unica di forma rettangolare, simmetrica rispetto ai suoi due assi, con copertura a doppia falda e con un ingresso per lato e, se l’esterno è suggestivo, con evocazioni di porte e contrafforti romanici catalani, merlature gotiche e decorazioni che preannunciano il modernismo, il suo interno si distingue per l’ammirevole audacia nella struttura che sostiene il tetto. Per salvare la notevole larghezza, pur mantenendo lo spazio interno libero, l’autore ha utilizzato quattordici archi di ferro a profilo parabolico che riducono le spinte laterali.
Il Parco Teodoro Gonzàles, che già abbiamo incontrato nella visita alla Lonja de Tortosa, è un’area paesaggistica di notevoli dimensioni situata tra Avenida de la Generalitat, Calle Rosellón, Paseo Juan Moreira, Avenida de Lleida e la vecchia ferrovia.
I giardini sono predominanti e comprendono alcuni settori parzialmente artificiali: un paio di laghetti una passeggiata ad arcate con corrimano roccioso, simile alla pietra pomice, due aree con giochi bimbi, una per le attività fisiche all’aperto, un vecchio spazio espositivo denominato a Nau ed un ristorante.
Un’ultima cosa da fare prima di terminare la visita di Tortosa: una passeggiata nel centro storico per ammirare, almeno dall’esterno, anche se è il cortile interno a risultare più significativo, i numerosi palazzi che vi sorgono. Sono tanti per cui ci è impossibile elencarli tutti, ci limitiamo quindi a enumerare quelli che a noi sono sembrati i più importanti, come il Palacio Montagut, Despuig,
Interno del Palacio Despuig

Tortosa è posta quasi alla foce dell’Ebro, per cui il suo delta diventa una tappa obbligata, specialmente per coloro che sono amanti della natura. Dichiarato parco nel 1983 con il nome ufficiale di Parc natural del Delta de l’Ebre e ampliato nel 1986, si estende su di una superficie di 320 chilometri quadrati, creando così il terzo delta più grande del Mediterraneo, dopo quello del Nilo e del Rodano.
Di particolare interesse è la ricchezza ornitologica, di rilievo internazionale, con più di 400 specie diverse, e alcune delle colonie di riproduzione di uccelli marini più importanti del Mediterraneo.
Anche la flora è piuttosto ricca di generi diversi ed infatti tutti i biotopi caratteristici delle zone umide si trovano in varietà e, soprattutto, in quantità maggiore che in altre zone umide della Catalunya.
Con il variare delle stagioni, il delta assume caratteristiche e aspetti veramente singolari ed infatti si possono trovare zone coltivate a ortaggi, frutteti o addirittura risaie. Nella zona costiera sono invece presenti grandi lagune circondate da canneti e giuncheti. La periferia di questo parco naturale è caratterizzata da terreni salini e grandi spiagge deserte con dune di sabbia.

Sant Carles de la Rapita

Sant Carles de la Rapita è il comune che possiede il porto più grande di tutto il delta dell’Ebro; la sua visita quindi è tutta legata al mare, per cui spiagge e vita mondana, specialmente nel suo centro storico che, se anche è relativamente recente, essendo il paese stato fondato solamente nella seconda metà del XVIII secolo, contiene alcuni edifici a carattere civile che vale la pena di vedere.

Sant Carles de la Rapita è l’ultima località visitata in questo viaggio in Catalunya. Il prossimo appuntamento è con la Comunidad Valenciana, ma di questa regione parleremo nelle prossime puntate, per cui “stay tuned”.

Elenco strutture di sosta

Località Indirizzo struttura Coordinate Lat – Long
Sitges Area Municipal de Sitges, Avinguda Camí Pla, 31. Sitges 41.2507  – 1.81387
Aiguamurcia Camping, Carretera Tp-2002, 0 S N, Aiguamurcia 41.341499 – 1.351370
Montblanc Plaça Plan Parcial, 12 Montblanc 41.391201 – 1.142030
Poblet Parcheggio, Plaça Ramon Berenguer IV, 5 41.37999  – 1.0803
Prades Camping Prades, T-701, Prades 41.3123  – 0.9798
Reus Parking, Carrer de l’Escorxador, 2, Reus 41.1539  – 1.10061
Altafulla Camping Santa Eulàlia, Carr. de la Platja, s/n, Altafulla 41.138757 – 1.381687
Tarragona Non sono segnalate area di sosta, ma solamente campeggi che però sono chiusi in bassa stagione
Cambrils Área Cambrils yrm, Partida Guardamar, 56A, Cambrils, 41.10553  – 1.03499
Cartuja de Escaladel Non sono segnalate strutture di sosta
Tivissa Non sono segnalate area di sosta, ma solamente un campeggio che però è chiuso in bassa stagione
Miravet Parking, Pas de la Barca, Miravet 41.025133 – 0.600903
Vilalba dels Arcs Non sono segnalate strutture di sosta
Cuevas de Benifallet Non sono segnalate strutture di sosta
Horta de San Joan Parking Horta de Sant Joan, Carrer Dedicat al Medi Natural, 19, Horta de Sant Joan 40.95532  – 0.31728
Tortosa Area Municipal, Passeig de Ribera, Tortosa 40.80299  – 0.51452
Delta de l’Ebre Parking, Carrer Verge del Carme, Deltebre 40.7144  – 0.7156
San Carles de la Rapita Parking, Avinguda del Sagrat Cor, 41, San Carles de la Rapita 40.62616  – 0.59002

 

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